The Art Place

View Original

Uno studio d’artista che diventa spazio espositivo. Intervista a Bernardo Tirabosco, ideatore di Sottofondo Studio ad Arezzo

Bernardo Tirabosco, insieme all’artista Jacopo Naccarato e la curatrice Elena Castiglia, ha fondato Sottofondo Studio. Nasce principalmente come studio d’artista ma si propone anche come uno spazio di sperimentazione per artisti e curatori emergenti.

Inoltre, ha la finalità di diffondere l’arte contemporanea nella città di Arezzo attraverso una programmazione di mostre, incontri, performance. A pochi passi dal centro storico, dietro una saracinesca, si cela uno spazio che si fa contenitore di idee, esperienze, arte.



Sono andato a visitare il luogo e in una lunga chiacchierata ho intervistato l’ideatore, Bernardo Tirabosco.

Carlo Martino: Cos’è Sottofondo Studio? Da chi è stato fondato e quali le finalità di questo luogo? 

Bernardo Tirabosco: Il luogo nasce come mio studio d’artista personale. Finita l’Accademia cercavo un posto dove poter continuare la mia ricerca artistica e sperimentare tecniche, linguaggi etc. Ho cercato un po' in giro, poi ho trovato questo posto ed è scattata la scintilla, l’amore verso questo posto, questo studio, allora ho iniziato a lavorarci su perché questo posto era abbandonato da una ventina d’anni. 

Dopo qualche mese mi arrivò una proposta di un gruppo teatrale per svolgere, all’interno del mio studio, uno spettacolo teatrale nel natale 2019. Accettai, anche per aprire le porte allo studio, e da lì balzò l’idea di aprirlo anche per eventuali mostre, eventi in generale. Successivamente, nel giugno 2020, mi arrivò un’altra proposta. Nel frattempo, nel periodo della pandemia, io sono stato qui nello studio diversi mesi sia lavorando alle mie opere sia studiando il modo di realizzare l’idea che avevo in mente. Quel periodo mi servì tanto per riallacciare i contatti con altre realtà, artisti, curatori etc. Di lì a poco mi arrivò un altro progetto di un gruppo di amici per girare due videoclip all’interno di questo spazio. 

Il passo successivo, una volta che capii che il luogo iniziava ad essere interessante, è stato quello di coinvolgere altri due ragazzi: Jacopo Naccarato ed Elena Castiglia. In realtà, l’idea di aprire uno spazio simile campeggiava già da tempo, più o meno da qualche anno. L’idea poi si è evoluta sempre più fino alla prima mostra di maggio 2021, una mia personale, poi a giugno c’è stata quella di un artista valdarnese, Lorenzo Ermini, e in ultimo, a luglio, quella di Jacopo Naccarato. Il ciclo finirà con altre due mostre a partire da ottobre.


CM: Come mai la scelta di questo nome, “Sottofondo Studio”?

BT: Inizialmente, per quanto riguarda il nome, ho avuto diverse idee ma nessuna di esse ho poi portato a compimento. Quando ci fu l’evento del gruppo teatrale, non sapendo che nome mettere sulla locandina per identificare il luogo, ho colto la palla al balzo per definire il nome dello spazio, dello studio, per identificare il luogo. Nacque così il nome che un po' riprende l’architettura, lo spazio, essendo un vero e proprio “sottofondo” formato così com’è da cunicoli, come una sorta di cantina. Quindi ho pensato, anche su consiglio di alcuni, di dargli il nome che aveva, di ciò che era. Da lì è nato questo nome.


CM: Qual è stata la formazione artistica o percorso di studi di voi fondatori prima di arrivare a concepire questo spazio? 

BT: Siamo un trio formato da due artisti e una curatrice. Io e Jacopo ci siamo formati presso l’Accademia delle Belle Arti mentre Elena ha intrapreso altri tipi di studi a Milano. Da metà luglio in realtà si è aggiunto una quarta persona, Niccolò Oliva, che si occupa della parte grafica pubblicitaria, social, locandine etc.


CM: Si tratta di uno spazio sempre in divenire dunque, non solo per gli artisti o curatori, ma anche funzionale ad ampliare il vostro organico a livello organizzativo.

BT: Sì, muovendo i primi passi si sta cercando di capire cosa fare e cosa non fare. Alcune cose le puoi studiare a tavolino ma solo successivamente quando le attui ti rendi conto che qualcosa può funzionare meglio e qualcos’altro invece meno. Inoltre è un modo per aggiustare il tiro, migliorarlo, capire insieme il periodo giusto di uno mostra anche in relazione agli eventi che ci sono in città.


CM: Vi siete formati anche in città molto differenti tra esse, questo credi possa essere un valore aggiunto?

BT: Assolutamente, sì. Perché questo ti dà modo di ragionare su più livelli, per così dire. Ognuno porta la sua esperienza, il suo bagaglio culturale e ognuno fornisce il proprio contributo per ciò che è capace a fare. Ognuno dunque ha il suo ruolo anche in relazione agli studi che ha intrapreso. Ripeto: è sicuramente un valore aggiunto. Anche perché avere un gruppo di persone in cui tutti la pensano allo stesso modo si rischia di fossilizzare un po' tutto. Questo poi ricade anche nella scelta degli artisti, per esempio. Ognuno, con conoscenze differenti, propone, consiglia. Anche per questo motivo il posto è completamente indipendente, non è una galleria che vende opere ma sono proposte (che noi elaboriamo) di artisti, principalmente emergenti. Quindi ci sono tante idee, il più delle volte completamente differenti. 

CM: C’è una particolare motivazione per la quale avete scelto di aprire Sottofondo Studio ad Arezzo? Avete riscontrato delle difficoltà, pratiche o concettuali, nell’attuare il vostro progetto?

BT: Difficoltà non ne abbiamo trovate, anche perché abbiamo fatto praticamente tutto da noi. Le istituzioni non le ho mai voluto coinvolgere perché lo spazio, innanzitutto, nasce come mio studio. La premessa che mi sono sempre fatto è che questo dovesse essere un luogo di lavoro per il quale io ho investito tanto, ci ho messo un po' per farlo partire…e poi c’è la funzione dello spazio come ambiente espositivo, che è fondamentale. Il fatto di aprire ad Arezzo è semplicemente perché a me serviva uno studio nella mia città, infatti nasce prima il mio studio per creare i miei lavori, per sperimentare etc. e poi successivamente è venuta fuori l’idea di utilizzare lo spazio come ambiente espositivo. 

CM: Ad Arezzo una realtà come la vostra sembra sopperire alla mancanza di contesti che rivolgono uno sguardo ai linguaggi dell’arte contemporanea in una città poco incline al contesto contemporaneo, quali sono i vostri obiettivi? Come ha risposto la comunità del luogo a questo tipo di iniziativa?

BT: È vero, non esiste una realtà, una “linea guida”, qui ad Arezzo. Nonostante ciò questo non è stato il motivo per cui abbiamo deciso di aprire lo spazio, lo abbiamo fatto a prescindere, probabilmente anche se ci sarebbe stata una realtà già forte in città. Può essere sicuramente un valore aggiunto il fatto che non ci siano realtà del genere, anche solo pensando di “gareggiare” da soli, ma è stato un valore secondario. È un progetto che sarebbe nato lo stesso anche cambiando questi presupposti.  Ho riscontrato una bella risposta da chi è venuto a visitare il luogo oppure una delle mostre, è apparsa interessata. C’è stata anche una bella parte di curiosi, sia per quanto riguarda il progetto che lo spazio. Altra nota positiva è che i visitatori sono quasi tutti giovani. Secondo me, non è scontato che la risposta arrivi da un pubblico prevalentemente giovane.


CM: Lo spazio ha aperto al pubblico questa estate con la tua personale ‘In nessun luogo’. Ci racconti questo progetto espositivo?

BT: In realtà la mostra si sarebbe dovuta aprire nel mese di novembre ma poi con i lavori da fare per sistemare lo studio si prorogò a marzo, poi ulteriormente prorogata a causa della pandemia al mese di maggio. Durante tutto questo periodo c’è stata un’evoluzione di tutto il lavoro: è stato completamente stravolto, sia perché ho avuto modo di sperimentare nuove tipologie di linguaggio sia perché ho testato nuove tipologie di lavori, quindi da qui far nascere tutta un’evoluzione legata al progetto iniziale. Ho trovato anche singolare il fatto di essermi trovato chiuso nel periodo della pandemia in questo spazio che è stato sia luogo di sperimentazione artistica che luogo espositivo. Tutto ciò ha dato vita ad una serie di nuovi lavori perché sentivo un differente rapporto tra me e questo luogo, anche non sapere quando ci sarebbe stata la mostra ha influito molto. Con ‘In nessun luogo’ ho presentato me e lo spazio.

CM: Ad oggi, lo spazio, chi ha accolto e chi altro accoglierà?

BT: Ad oggi c’è stata la mia, quella di Lorenzo Ermini con ‘Mamma me lo compri?’, e quella di Jacopo Naccarato con ‘Da solo’, coprendo così il trimestre maggio-giugno-luglio e successivamente ce ne saranno altre due da ottobre in poi, date ancora da definire.


CM: Ci puoi anticipare progetti futuri di Sottofondo Studio?

BT: Posso soltanto dire che finora, lavorando esclusivamente a mostre personali (così come saranno le altre due), abbiamo in mente di ampliare i progetti magari con collaborazioni, organizzare delle collettive etc. Ancora però tutto è da vedere e pianificare. Mi incontrerò con Jacopo e Elena per decidere e definire ciò che sarà poi il prossimo anno.


Sottofondo Studio si trova ad Arezzo, in via Garibaldi 136A.

Clicca qui per seguirlo su Instagram. 


-Carlo Martino-