Alla Gagosian di Roma il colore prende forma con le opere di Stanley Whitney

Originariamente programmata ad Aprile e spostate a causa del COVID-19, arriva a Roma la prima grande personale dall'artista Stanley Whitney dove è possibile ammirare fino al 17 ottobre il botta e risposta cromatico dell'artista

Dal 10 settembre al 17 ottobre la sede romana di Gagosian ospita la mostra del pittore americano Stanley Withney (Philadelphia 1946), si tratta della prima importante personale dell'artista a Roma. La città eterna ha un significato personale per Withney, città in cui ha vissuto per ben cinque anni negli anni Novanta. L'esperienza italiana infatti ha profondamente influenzato lo stile dell'artista.


Nel corso della sua carriera Whitney si è sempre dedicato alla sperimentazione cromatica tuttavia è stato proprio il viaggio in Italia a permettere  alle sue composizioni di raggiungere uno stile più solido e più maturo. L’opera di Whitney infatti si ispira a diversi componenti della cultura americana come il free jazz e la tradizione delle trapunte quilt, ma è l'unione con gli elementi dell'arte e dell'architettura romana e dell'archeologia etrusca a generare una forte relazione tra geometria e colore.


Lasciandosi trasportare dalla visione delle facciate storiche del Colosseo e di Palazzo Farnese, lo stile dell'artista muta e struttura e colore diventano il binomio dominante nelle sue tele. Withney stesso afferma:

Il colore, la luce, l’architettura antica – non mi stanco mai di contemplare Roma. Roma da sempre illumina ed ispira il mio lavoro. La mia tecnica pittorica attuale ha iniziato a prendere forma negli anni novanta quando, immerso nella città, mi guardavo intorno ammirando l’architettura antica e rinascimentale. A Roma vige un ordine e un ritmo antico che voglio nei miei dipinti.  


Le tele dipinte ad olio di Withney si compongono di grandi blocchi di colore tonale inseriti in griglie disegnate a mano. 

Le composizioni seguono un certo schema: quattro file sovrapposte separate da una linea netta di colore in orizzontale. Tuttavia non vi è rigidità nella composizione, un colore può essere applicato e lasciato colore liberamente su un altro, i blocchi di colore non sono regolari creando così una certa dimensione spaziale.
È proprio grazie a come vengono posizionati i rettangoli che il colore inizia a prendere forma, creando contrasti cromatici si genera movimento nell'intera struttura compositiva, in questo modo Whitney riesce a sconfiggere e smentire l'idea di un griglia statica e rigida.

L'artista definisce il suo modus operandi come botta e risposta: inizia dall'alto e scende verso il basso,  un colore ne richiama un altro, è così il colore a determinare la struttura.
L'uso di colori brillanti accostati liberamente raggiungono un magistrale equilibrio pittorico reso ancora più evidente delle pareti bianche e dal design minimal della Gagosian.

Ammirando le tele di Withney non si può non notare l'influenza dell'astrattismo del XX secolo, del Minimalismo e della pittura Color Field, e di artisti come Piet Mondrian, Mark Rothko e Donald Judd. Una certa influenza ce l'ha avuta anche il pittore italiano Giorgio Morandi, nel 2017 Whitney infatti intitola un dipinto a Bertacca, il piccolo borgo fuori Parma dove attualmente vive e lavora e omaggio alla città in cui visse proprio Morandi.
Nell'esposizione è possibile ammirare “Bertacca 3” del 2019 caratterizzata da toni caldi e dalla riproduzione del colore vermiglio, tutte le opere selezionate fanno parte di un corpus totalmente nuovo pensato proprio per la mostra di Roma, alla città sono state dedicate ben 3 tele , That's Rome (2019), Roma 12 (2019) e Roma 20 (2020).
Così come la musica jazz la mostra è incalzante ma mai ridondante, libera dagli schemi in uno spazio minimal in cui il colore può predominare indisturbato.

È possibile visitare la mostra fino al 17 ottobre, alla Gagosian di Roma in via Francesco Crispi 16, l'ingresso è gratuito.
- Giulia Cimino -