Conversation Piece |Part VII “Verso Narragonia”

Dall’8 febbraio al 1 luglio, la Fondazione Memmo propone un ciclo di mostre, a cura di Marcello Smarrelli, dedicate agli artisti italiani e stranieri temporaneamente presenti a Roma, o che intrattengono un rapporto speciale con la città.

Le personalità artistiche coinvolte sono 3, il duo di artisti belga Jos de Gruyter e Harald Thys, la francese Apolonia Sokol e il tedesco Benedikt Hipp.

Lo spazio espositivo li mette in rapporto tra loro e con il tema della mostra “Verso Narragonia” in riferimento alla località fittizia che compare tra le pagine del poema “La nave dei folli” di Sebastian Brant, pubblicato per la prima volta 1494 con le illustrazioni di Albrecht Dürer. In mostra è presente grazie al prestito della Biblioteca  Oliveriana di Pesaro la copia nell’edizione di Basilea del 1572.

Il tema comune è dunque la follia come fonte di ispirazione della creatività artistica, Il risultato è l ‘unione di tre visioni eterogenee ma complementari che guidano lo spettatore attraverso le sale della fondazione che ben si presta a fare da cornice alle opere ospitate.

La prima sala è dedicata alle sculture di jos Gruyter e Harald Thys, una serie di 23 “teste mozzate” simulacro di una sfilata di busti di uomini illustri, che però comprendono figure più o meno note alle masse per motivi tutt’altro che lodevoli. Abbiamo politici, dittatori, assassini e torturatori di gatti, tutti messi sullo stesso piano e presentati senza alcuna gerarchia o giudizio morale. Una raccolta di visi di gesso che fissano il vuoto e ti fanno sentire allo stesso tempo osservato, un piccolo museo del perturbante.

Nella seconda sala troneggia la tela di Apolonia Sokol, che tra gli artisti in mostra è quella che ha interpretato il tema nella maniera più letterale. Presenta la sua personale rielaborazione della Nave dei Folli: un’imbarcazione popolata di figure a lei vicine, che riprendono nelle pose modelli tratti dalla storia dell’arte, catapultandoli nella contemporaneità. Il dipinto è presentato su un particolare telaio estroflesso: una caratteristica formale che porta con sé degli aspetti concettuali, legati alla storia della pittura e alla possibilità di offrire una visione “distorta” dell’opera. In aggiunta si ha la possibilità di leggere una poesia in rapporto con il quadro, scritta da Siham Benamor.



Nella terza sala troviamo un installazione di Bendikt Hipp composta da dipinti e sculture inedite, presentate nello spazio come parti dissezionate di un corpo. L’atmosfera è carica di colori tenui e forme conturbanti. I dipinti richiamano sottilmente l’opera di Bacon aggiungendo un sottofondo onirico che li rende visivamente accattivanti ed emotivamente destabilizzanti. Al centro campeggia una struttura color lilla che ricorda concettualmente una nave, i folli che vi abitano sono rappresentati attraverso queste sculture anatomiche dal sapore primordiale e prodotte grazie ad una deformazione dell’argilla attraverso un procedimento antico. L’effetto è quello di osservare degli antichi manufatti di una civiltà scomparsa.

La mostra è decisamente un elogio alla follia ben riuscito, un inno al modo di vedere il mondo in maniera collaterale. Come diceva anche Erasmo da Rotterdam nel suo famoso Elogio “Le idee migliori non vengono dalla ragione, ma da una lucida, visionaria follia”.

La mostra sarà visitabile fino al 1 luglio 2021

Orario: dal lunedì al venerdì, dalle ore 11.00 alle ore 18.00 (chiuso il Sabato e la Domenica)

Ingresso libero

-Rubina Postiglione -

Rubina Postiglione