The Wound, La Ferita invisibile sui luoghi della cultura.

19 marzo 2020, uno squarcio si apre sulla facciata di Palazzo Strozzi. È la Ferita di JR, artista francese, una monumentale installazione che reinterpreta il volto di uno dei palazzi più noti del rinascimento e fa riflettere, all'indomani della zona rossa e della terza ondata, sulla ferita reale che da oltre un anno piaga il mondo dell'arte e della cultura in Italia.

L'opera, un collage fotografico in bianco e nero, invita il passante e il flaneur digitale a guardare all'interno del monumento lacerato, catapultandolo in un universo onirico dove sono riuniti alcuni simboli del patrimonio fiorentino: il colonnato del cortile del Palazzo, un'immaginaria sala espositiva con i quadri della Primavera e della Nascita di Venere di Botticelli, e la biblioteca dell'Istituto Nazionale di Studi sul Rinascimento.

Citando luoghi e opere reali, l'installazione, debitrice tanto di Escher quanto di un incisore del Seicento, fa riflettere sull'accessibilità ai luoghi della cultura che non vivevano un momento di crisi tale dal dopoguerra. La pandemia, spesso paragonata a un conflitto, ha infatti creato ferite invisibili nel tessuto culturale italiano che l'inerzia di tecnici e istituzioni non permette di lenire.

Nell'Italia del dopoguerra la riapertura dei grandi musei, Capodimonte, gli Uffizi, Brera, le Gallerie dell'Accademia di Venezia, fu l'occasione per creare nuovi allestimenti e nuovi percorsi espositivi, all'insegna della ricostruzione del paese a partire dalla cultura. La costituzione sancì l'accesso democratico all'arte come patrimonio ed eredità del passato alla portata di tutti, allargando la base sociale dei fruitori dei musei che sarebbero poi diventati un fenomeno di massa.

Oggi, a più di un anno da quel luttuoso 8 marzo 2020, quasi tutti i musei hanno creato virtual tour delle loro collezioni e molti hanno digitalizzato i propri palinsesti, facendo della svolta digitale non una soluzione ma un placebo tra una chiusura e una riapertura, perché si tornasse serenamente al solido paradigma espositivo del dopoguerra, valutando la ricezione di un museo in base alla sua permeabilità al virus.

E se la ferita fosse più profonda? Se lo stop forzato non fosse dei musei quanto di un meccanismo di fruizione vetusto che ormai lascia il tempo che trova?

L'Italia è ferita, la cultura è malata e The Wound non è altro che l'accettazione di questo morbo e, se è vero che ogni male ha il suo graduale decorso, le strade possibili ora sono due: soccombere o rialzarsi. L'installazione di JR esce dalla comfort zone dell'arte e, sebbene resterà lì solo per pochi mesi, continuerà a far riflettere. Non mostrandoci tutto il bello che ci attende non appena si potrà (Vanity Fair, 2021), ma mettendo in luce la rovina dei luoghi della cultura, che non sono monadi ma seguono di pari passo i cambiamenti che la società sta affrontando

-Gennaro Trinchillo-

photo by JR