La crudele ascesa di Amoako Boafo: da artista emergente alla collaborazione con Dior
Le origini
Boafo nasce ad Accra nel 1984. Dopo aver perso il padre in giovane età, e mentre sua madre lavora come cuoca, Boafo rimane in casa e impara a dipingere. Non ha mai voluto essere un artista.
D’altronde in Ghana essere artista non è una possibilità. Dopo anni come giocatore di tennis semiprofessionista, Boafo ha la possibilità di frequentare la scuola d'arte e laurearsi al Ghanatta College of Art and Design di Accra nel 2008, portando a casa il premio come miglior pittore ritrattista dell'anno.
Nel 2014 si trasferisce a Vienna e inizia a dipingere ritratti di uomini di colore. I torsi contorti delle prime opere austriache denunciano la profonda influenza dei secessionisti e, in particolar modo, di Egon Schiele.
Boafo decide presto di abbandonare i pennelli e di utilizzare le dita immerse nella vernice: i volti dei suoi soggetti prendono forma in un contrasto materico sorprendente. In poco tempo il suo nome inizia a circolare nel demimonde artistico viennese e nel 2017 gli viene assegnato il Walter Koschatzky Art Award.
La fama
La svolta avviene nella primavera del 2018, quando l’artista Kehinde Wiley scopre la pagina Instagram di Boafo. Da sempre sostenitore di artisti emergenti provenienti dall'Africa sub-sahariana, Wiley cerca di acquistare un'opera direttamente dal giovane artista e invia prontamente un'e-mail alla Roberts Projects di Los Angeles, per informarla di quello che pensava fosse una vera scoperta.
Nel giro di poche settimane, Roberts Projects porta alcuni lavori di Amoako Boafo alla prima edizione di Frieze Los Angeles. In quell’occasione, Larner, fondatore della concessionaria privata JKL Worldwide, manager hip-hop e produttore televisivo di Hollywood, resta affascinato dai lavori dell’artista ghanese: nell’aprile 2019 acquista per $12,000 l’una, una mezza dozzina di opere su carta e nel maggio dello stesso anno stringe un accordo per acquistare 10 opere di grandi dimensioni per 25.000 dollari ciascuna. È così che lentamente Larner si trasforma in un manager informale di Amoko Boafo, un Virgilio attraverso l’inferno del mercato dell’arte.
A Vienna, nell'estate del 2019, la notizia del fenomeno Amoako Boafo giunge alle orecchie di Shariat, un sofisticato ex banchiere d'investimento della Deutsche Bank diventato dealer privato e artist manager. Egli propone Boafo come artista in residenza alla Rubell Family Collection, trampolino di lancio per artisti di fama mondiale come Sterling Ruby e Oscar Murillo. Dopo essere entrato negli stessi mesi nella prestigiosa collezione Mugrabi, Boafo stringe un accordo con la ricca famiglia di collezionisti e con Larner: i tre pattuiscono la realizzazione di una mostra per l’artista e la commissione di 50 quadri valutati complessivamente un milione di dollari.
Il caso The Lemon Bathing Suit
È in questo momento che le gallerie che rappresentano Amoako Boafo condannano un accordo che è destinato a lasciare troppe opere nelle mani di potenziali speculatori. Messo alle strette, l’artista viene obbligato a ritirarsi dall’accordo. Guardandosi indietro, Boafo si è pronunciato così: “the best decision I made. Twenty paintings with one person? They’d be controlling everything right now.”
Dopo l’incoronazione ufficiale durante l’edizione 2019 di Art Basel Miami, anche le case d’aste iniziano ad implorare i collezionisti di mettere in vendita le opere. Detto, fatto: nel 2020 The Lemon Bathing Suit viene inserito nella vendita serale di arte contemporanea tenuta da Phillips a Londra. L’opera è stata venduta poco tempo prima dalla galleria Roberts Projects al collezionista Jeffrei Deitch, poi rivenduta a Stefan Simchowitz per $ 22,500 dollari e offerta infine a Phillips, che – con una stima tra i $40.000 e i $65.000 - conclude la vendita ad un misterioso collezionista di Londra per $ 880.971.
L’asta record è sulla bocca di tutti nelle opere successive: chi sarà mai il ricco acquirente? Lo stesso Boafo conferma il nome di Rothstein. Ma come fa l’artista ad esserne tanto certo? Semplice, Rothstein ha acquistato per conto di un cliente. E quel cliente è proprio Amoako Boafo. Le indiscrezioni che avevano preceduto l’asta, specialmente quelle sulle manovre di Simchovitz, avevano convinto Boafo a ricomprare l’opera per strapparla dalle mani degli speculatori. Secondo l’accordo tra i Boafo, Ari Rothstein e Raphael Held, gli ultimi due avrebbero assicurato i fondi per comprare The Lemon Bathing Suit per conto dell’artista, ricevendo in cambio fino a 480.000 dollari in opere d’arte. L’indomani Boafo donava ai due uomini due dipinti di medie dimensioni e un’opera più grande, con la clausola che se avessero operato trattative speculative rivendendo l’opera (in gergo, flipping), avrebbero dovuto devolvere il 20% del guadagno all’artista e il 10% al suo manager Amir Shariat.
Let the flippin’ begin
Tuttavia, Boafo non può però sospettare cosa sta per succedere: subito dopo aver comprato The Lemon Bathing Suit, Rothstein e Held decidono di piazzare l’opera nel mercato privato e di rivendere prontamente i tre lavori ricevuti da Boafo, “racimolando” un totale di oltre un milione di dollari. Dopo il caso di Rothstein e Helds, non c’è voluto molto tempo prima che gli speculatori saltassero fuori dalle loro tane: molti di questi hanno sfruttato l’impennata dei prezzi delle opere di Boafo per rivenderle prontamente. Che effetto può avere questo tipo di manovre sulla carriera di un artista?
L’iniezione di opere sul mercato e la fuoriuscita da collezioni private può provocare un’immediata svalutazione dei lavori e la conseguente battuta d’arresto nella crescita e nel riconoscimento dell’artista. Per arginare l’onda speculativa i galleristi di Boafo hanno incoraggiato fortemente l’incontro tra l’artista e alcune gallerie di primo livello come Pace e Gagosian. Se rivendi per speculazione un’opera di Larry Gagosian, Larry Gagosian non solo non sarà più disposto a venderti nessun lavoro dell’artista, ma non sarà più disposto a venderti nessuna opera di nessuno dei suoi artisti.
Ciò che è accaduto è solo uno dei molteplici eventi oscuri che dimostrano come il mercato dell’arte può abbandonare i Black Artists che combattono per riacquisire il controllo sul proprio lavoro e sul proprio futuro, in un momento in cui il mondo dell’arte pretende di manovrare le dinamiche di potere tra collezionisti, istituzioni e artisti di colore.
Ritiratosi nella sua città natale, Boafo ha recentemente lanciato una collaborazione con Kim Jones, Art Director di Dior, che lo ha reso il primo artista africano a realizzare una linea con la maison. Come parte dell’accordo, Dior lo aiuterà a finanziare la costruzione di un complesso ad Accra, per i giovani artisti locali.