The Art Place Discovers: MUSEI VATICANI

I Musei Vaticani furono concepiti come qualcosa di immenso: una rappresentazione globale del genio dell’umanità, non a caso si nominano al plurale. Per più di 500 anni, tutto ciò che di straordinario è nato dalla mano dell’uomo i papi si sono premurati di conservarlo; Del resto, non è forse Il gesto creatore dell’artista quanto c’è di più vicino alla figura di Dio onnipotente? L’iniziatore di questo grandioso progetto fu papa Giulio II quando nel 1506 si imbatté nella statua che avrebbe influenzato per secoli la storia dell’arte:

Il Laocoonte

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Questo famosissimo gruppo scultoreo venne ritrovato in una vigna sul colle Oppio, di proprietà di tale Felice de Fedris. Nessuno lo cita mai, ma lui ci teneva moltissimo ad essere ricordato per questo tant’è che se lo fece pure scrivere sulla lapide. Con l’enorme aura di miticità che circonda quest’opera è facile dimenticare che tutto è iniziato con un uomo che cade in una buca nel giardino di casa sua. La voce della scoperta si diffonde e tutta Roma accorre alla vigna di Felice per ammirare il capolavoro ritrovato. “Pare un giubileo” scrivono i cronisti dell’epoca e tanta concitazione non poteva certo sfuggire al papa che subito invia i sui uomini migliori per un sopraluogo: Giuliano da Sangallo (architetto papale) e Michelangelo Buonarroti. Dopo una rapida occhiata Giuliano subito lo riconosce. Si tratta del Laocoonte descritto Plinio il vecchio, che lo vede nella villa dell’imperatore Tito e lo definisce “opera che è da anteporre a tutte le cose d’arte”.

La scultura sintetizza gli ultimi attimi di vita di Laocoonte, sacerdote troiano che osa dubitare del fair play dei greci mettendo in guardia tutti sul loro Cavallo ripieno. Per punizione viene stritolato insieme ai suoi figli da due serpenti marini inviati da Atena. Nel momento della fine, pur patendo atroci sofferenze Laocoonte sembra quasi accogliere la sua morte con stoica rassegnazione. Le passioni dei personaggi si esprimono in una statica compostezza che ci restituisce un’immagine di dignità ed eroismo nonostante la tragedia che si sta consumando.

Dunque un opera consacrata fin dall’antichità per la sua ineguagliabile bellezza, che ha influenzato maestri del rinascimento e neoclassicisti del 700, oggi si trova ancora lì, nel cortile del bel vedere, dove l’aveva voluta Giulio II, ad offrire all’occhio dei contemporanei la sua “Nobile semplicità e quieta grandezza” e soprattutto per ricordare a tutti una saggia lezione di vita: chi si fa gli affari suoi campa cent’anni.

Cappella Sistina e Giudizio Universale

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Questo gioiello di arte rinascimentale fu costruito tra il 1475 e il 1481 all’epoca di papa Sisto IV da cui prese il nome. Le sue pareti laterali conservano affreschi dei più grandi artisti del secondo quattrocento: Botticelli, Perugino, Pinturicchio, il Ghirlandaio e molti altri, che ogni giorno, da 500 anni, vengono snobbati da milioni di visitatori, tutti col naso per aria, per vedere la volta dipinta da Michelangelo.

Goethe scrive “senza aver visto la Cappella Sistina non è possibile formare un’idea apprezzabile di cosa un uomo solo sia in grado di fare”. La volta della cappella misura 1080 metri, questo significa che quando venne convocato da Giulio II, nel 1508, Michelangelo si trovò di fonte a circa due campi da pallacanestro da riempire di figure. L’impresa era ardua e, considerando che al tempo era conosciuto soprattutto come scultore, erano molti a non credere nella sua capacità di gestire un lavoro così grande. Qualcuno sostiene addirittura che fu un suo rivale a consigliarlo al papa, col solo scopo di vederlo fallire. La ragione che induceva tutti a dubitare di lui fu proprio la componente che gli permise di portare a casa il risultato. Michelangelo in quanto scultore riusciva a visualizzare le sculture in modo tridimensionale e nonostante fosse costretto a dipingere in posizioni scomode e vicinissimo al soffitto, la prospettiva delle figure da terra risultava comunque perfetta.

Il ciclo di affreschi rappresenta le storie dell’umanità il cui fulcro è la creazione di Adamo, un inno alla bellezza del corpo umano come punto più alto della creazione divina. Dio, con l’indice teso sta per instillare in Adamo la scintilla della vita in un momento di sospensione eterna che entrerà nell’immaginario universale.

30 anni dopo Per il Giudizio Universale Michelangelo cambia completamente rotta. La bellezza del creato lascia il posto alla tragedia. Non c’è armonia, non c’è perfezione. I corpi nudi dei dannati si contorcono e si ammucchiano per sfuggire ai demoni e perfino la Madonna si ritrae alla vista di quell’orrendo spettacolo. A parecchi contemporanei il Giudizio Universale fece storcere il naso. Per esempio a Biagio da Cesena, il cerimoniere pontificio, che ancor prima che l’affresco fosse completato lo giudicò osceno e indecoroso. La figura di questo illustre esperto sarà tramandata ai posteri proprio da Michelangelo che lo ritrarrà nelle vesti di giudice dell’oltretomba con le orecchie d’asino.

Stanze di Raffaello

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Quando venne nominato pontefice Giulio II si rifiutò di utilizzare l’appartamento del suo odiato predecessore, Alessandro VI Borgia, scegliendo invece di trasferirsi in alcune stanze del secondo piano del palazzo apostolico. Per la ri-decorazione di questi ambienti, venne convocato tutto un gruppo di artisti noti a cui si aggiunse successivamente un giovanissimo Raffaello, che allora aveva appena 25 anni. Una volta che il papa si trovò di fronte i disegni preparatori di Raffaello decise che non ce n’era per nessuno e mandò tutti gli altri a casa.                                                                           Le stanze affrescate sono in totale 4 di cui la più suggestiva nonché prima ad essere terminata è sicuramente la cosiddetta “Stanza della segnatura”. Qui Raffaello rappresenta le categorie del sapere secondo la cultura umanistica: teologia, filosofia, poesia e giurisprudenza, ma al contrario dei suoi predecessori non dipinge la solita parata di ritratti di uomini illustri. Egli punta a coinvolgere i personaggi in un’azione e a caratterizzarli attraverso le espressioni e le attitudini anziché tramite semplici “attibuti” per dar vita ad immagini meno forzate e più trascinanti per lo spettatore. Ecco quindi che la tradizionale sfilata di teologi diventa la “Disputa del sacramento” e la serie dei filosofi “La scuola di Atene”. In quest’ultima Raffello ritrae alcuni dei suoi colleghi in un omaggio alla dignità intellettuale dell’artista moderno. Platone per esempio ha le sembianze di Leonardo e quell’ Eraclito un po’ ammusonito in primo piano, non poteva essere che l’inquieto Michelangelo. Se poi si osserva bene eccolo che esce fuori anche lui! Nell’ angoletto a destra, Il graziosissimo Raffaello guarda dritto verso di noi, con l’eleganza degna di un grande maestro che secondo me un po’ se la tirava.

Cortile della Pigna

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Dopo 7 Km di opere d’arte, ci vuole una pausa! Il cortile della pigna offre la possibilità di una boccata d’aria e di uno spuntino prima di ricominciare la visita, inoltre con le luci della sera l’atmosfera è stupenda.                                                         

Mentre assaporate il vostro minuscolo tramezzino costato €5,20, leggetevi questo retroscena sulla scultura che da il nome alla piazza. La gigantesca pigna di Bronzo risale al II secolo e in origine era situata nel tempio di Iside a Campo Marzio. Dopo che fu ritrovata venne utilizzata per decorare il quadriportico dell’antica basilica di San Pietro, la prima costruita da Costantino. A quanto pare c’era una grande affezione per questa pigna (la cita pure Dante Alighieri pensate) e quando la vecchia basilica fu demolita si decise di conservarla a metterla nel sito in cui si trova ancora oggi. Era proprio un piccolo aneddoto, ma già che siete più poveri di 5€ almeno ci guadagnate in cultura.

Galleria delle carte geografiche

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Questa è in assoluto la sala più scenografica dell’intero museo. Non appena si entra si viene subito abbagliati dal fulgore dorato del soffitto, che pare splendere di luce propria. Visitare La galleria delle carte geografiche è come fare un autentico tuffo nel passato, grazie alle 40 carte delle varie regioni di Italia, con le mappe delle città più importanti e le vedute dei principali porti del 500. Percorrere la galleria è, secondo le intenzioni di chi l’ha creata, come viaggiare lungo gli Appennini e affacciarsi sulla costa adriatica ad est e sulla tirrenica a ovest. Una gita a costo zero e in più un’occasione per scoprire qualcosa di più sulle nostre origini, per esempio: come si chiamava un tempo la nostra città natale? E dov’era il paese dei nostri nonni? Divertitevi a cercare le vostre X sulla mappa.

Ora che sapete qualcosa in più su questi magnifici musei, non perdete la possibilità di esplorare tutta la loro vastissima collezione nella cornice di una romantica notte Romana. Per info e biglietti: https://www.museivaticaniroma.it/biglietti-musei-vaticani

-Rubina Postiglione -