Giulia Cenci, La personale Tallone di ferro al Museo Novecento di Firenze



Giulia Cenci (Cortona 1988) con la personale Tallone di Ferro è la protagonista del ciclo Duel presso il Museo Novecento di Firenze con una serie di opere site-specific. Peculiare è il faccia a faccia dialettico tra l’opera della giovane artista toscana in dialogo con la scultura Leone di Monterosso – Chimera di Arturo Martini. 

L’esposizione – a cura di Eva Francioli e Sergio Risaliti - dunque è una reinterpretazione in chiave contemporanea di un mostro leggendario con corpo di un leone, testa di una capra e una coda composta da un serpente, appartenente alla mitologia greca, adottato anche da quella etrusca e romana. Il mostro torna a farsi vivo nelle forme di Arturo Martini e attorno ad essa Giulia Cenci costruisce la propria installazione site-specific. Una serie di agglomerati meccanici come una sorta di gabbia che sembrano quasi proteggere la Chimera.



Sul sito del museo infatti si legge: “Dopo un’attenta riflessione sull’architettura e la storia del complesso delle Ex Leopoldine, sede del museo, Giulia Cenci ha realizzato una serie di opere site-specific, invadendo lo spazio con creature ‘mostruose’ nate dalle rovine di macchinari industriali e agricoli. L’artista crea una sorta di ‘paesaggio-anatomia’ che si dispiega lungo una complessa catena di montaggio, un assemblage tridimensionale di forme e strumenti abbandonati e fuori uso. Sono costruzioni metamorfiche in cui parti meccaniche evocano o si mescolano a dettagli anatomici, come in una sorta di Frankenstein o chimera. Due enormi bracci meccanici, composti da frammenti di pezzi agricoli e di automobili, ridefiniscono lo spazio, costringendo il visitatore a un percorso obbligato.”

L’installazione è composta anche da teschi di animali che sembrano estinti, forme antropomorfe generate da ibridazioni tra natura e tecnologia, creature perturbanti nate da macchinari agricoli in rovina. Tramite questo linguaggio artistico ibrido e a tratti inquietante, Giulia Cenci muove una critica al progresso industriale e tecnologico che si esprime attraverso la decadenza dei reperti industriali dalla quale prendono vita proprio quelle figure mostruose “nelle cui forme e aspetto si palesa tutto il fallimento della società moderna.”

I suoi materiali sembrano essere macchinari industriali di scarto, in disuso e riconfigurati in un altro aspetto differente dalla loro origine la cui usura appare un elemento connaturato all’opera stessa. Le sue creature antropomorfe appaiono talvolta conturbanti e sembrano indagare lo spazio museale riuscendo a catturare l’attenzione del visitatore, quasi coinvolto a “partecipare” alla stessa esplorazione - o occupazione – dell’ambiente. 

Suggestivo, inoltre, è l’intervento dell’artista presso la cappella rinascimentale del complesso museale arricchita di pregevoli affreschi sulla volta e ai lati dell’altare. Giulia Cenci ha progettato un’installazione nata dalla riflessione su gli idoli: creature immaginarie, primordiali, al di fuori di ogni collocazione geologica, religiosa, di genere e di specie. Anche in questo caso si tratta di creature antropomorfe che sembrano composte da elementi di ossa umane e animali, collocate sotto la volta come se fluttuassero. Il visitatore è immerso in uno scenario incredibilmente ammaliante e a tratti conturbante in cui il ruolo dell’illuminazione gioca un ruolo fondamentale, “una foresta verticale di corpi e brandelli di carne che occupa un ambiente già adibito a funzioni religiose, nel quale si respira un’intensa spiritualità.” 

Per questa installazione site-specific l’artista trae ispirazione da James Howard Smith, protagonista de La peste scarlatta, romanzo post-apocalittico del 1912 di Jack London. Smith è tra i pochissimi superstiti (e a lungo persuaso di essere l’unico) di una civiltà sapiente ed evoluta, annientata da una pandemia, che cerca di trasmettere la conoscenza di quell’umanità perduta a un gruppo ragazzi selvaggi, nipoti degli altri scampati. 

Dopo la chiusura forzata causa pandemia il museo Novecento di Firenze ha riaperto le porte dell’ex monastero delle Leopoldine con quattro nuovi progetti espositivi nel segno delle donne: Giulia Cenci con Tallone di ferro – fino al 22 agosto, Laura Andreini (1964) con la collaborazione di altre 19 architette sono le protagoniste di Gender Gap – fino al 10 ottobre - progetto che propone una riflessione sul ruolo delle donne nel mondo dell’architettura, Titina Maselli (1924 – 2005) con la sua opera dedicata a Greta Garbo fa parte del progetto Étoile – fino al 29 agosto - ideato per valorizzare alcune opere del XX secolo provenienti dalle Collezioni Civiche fiorentine in collaborazione con il Museo Salvatore Ferragamo, Chiara Gambirasio (Bergamo, 1996) con Istruzioni di volo – fino al 10 ottobre - presenta una serie di lavori site-specific in dialogo con il loggiato dell’edificio. Con i loro rispettivi interventi e opere sono le protagoniste delle sale del museo in dialogo con il patrimonio artistico del museo.

Cliccando qui puoi trovare i dettagli di ogni singolo progetto sopracitato.




Museo Novecento si trova a Firenze, Piazza Santa Maria Novella, 10

Lun – Mar – Mer – Ven – Sab – Dom 11.00-19.00

Gio – 11.00-14.00

-Carlo Martino-