Fondo Luogo presenta:“Catch a Fire” La cosmografia onirica di Cleopatria. 3 domande per conoscere l’artista milanese.

Il 30 Marzo, negli Spazi di Fondo Luogo a Milano, inaugura“Catch a fire” la personale di Cleopatria a cura di Stefania Plaza Mora.

 

Tre opere per raccontare un viaggio trascendentale, dell’uomo verso se stesso e verso l’altro, per il raggiungimento della consapevolezza e la conseguente elevazione di se. Uscire dall’illusione ed entrare nel mondo. La mostra è un invito ad abbandonare il torpore che ci culla ed abbracciare un percorso personale che porti al risveglio e al compimento di un destino.

 Cleopatria, artista da sempre legato al tema dell’indagine esoterica e cosmologica, utilizza riferimenti mitologici come medium per raccontare dimensioni oniriche. La sua è un’ arte avida di dettagli che invita lo spettatore alla contemplazione, complice l’uso suadente del colore che da corpo alle forme e si amalgama al fondale in un tripudio di simbologie.

 

3 Domande per Cleopatria.

1-Come video artist hai avuto un discreto successo, un medium tridimensionale e relativamente moderno. Quale è la sfida della pittura? Cosa da e cosa toglie come mezzo per fare arte?

 

 La pittura presenta vari punti di espressione “in più” rispetto al video, per arrivare ad un risultato con i video bisogna comunque passare tramite il reale, tramite persone reali. La pittura invece non ha confini in questo senso. Mettermi davanti alla tela bianca mi permette di andare verso qualsiasi mondo io sia curioso di visitare. C’è poi un legame più antico con la pittura rispetto al video in quanto ho iniziato a disegnare sin da piccolo, esiste in me da molto prima che anche solo scoprissi il cinema. Sto riprendendo in mano il me più profondo, decidendo di condividere ció che coltivo e mi appassiona da più tempo in assoluto ovvero la pittura.

 

2. Il tre è il numero iconico di questa mostra. Una scelta determinata da qualcosa in particolare?

 

 Il 3 è un numero che mi segue da sempre, come anche per questa mostra, è stato il numero stesso ad “apparire” ad un certo punto senza che venisse in qualche modo deciso a priori. In generale il 3 e il 9 sono i due numero che rientrano in maniera ossessiva all’interno di ogni cosa che faccio o mi succede. Mi sono sempre limitato a notare questa cosa senza indagarla più di tanto, un giorno penso mi sará chiaro il motivo di questa loro continua visita.

 

3.Si può parlare di un trittico. Ma come dovrebbe approcciarsi lo spettatore alla narrazione da te messa in atto?

 

Ogni parte del critico vive di vita propria, non sono pensato come “capitoli” di una sola narrazione, sono legati tra loro dalla condizione dei loro personaggi e dalla mia. Non c’è un ordine preciso in cui consiglio di guardarlo, anzi mi piacerebbe ogni spettatore guardasse in maniera diversa alla narrazione della mostra.

C’è Peró un crescendo di sentimento all’interno  dei quadri, in quanto si parte da un sentimento privato di esclusione, di intrappolamento emotivo fino ad arrivare ad una sorta di liberazione dell’animo e incontro con il vero se stesso. Questo è Comunque un tipo di sensazione che non ha bisogno di un ordine preciso nella lettura delle opere, ma piuttosto quel che rimane dopo l’esperienza di questa mostra.

Rubina Postiglione