Arte e social media: Artisti italiani, gli account da seguire su instagram.
proseguiamo la nostra rubrica “arte e social media” con un elenco di artisti italiani da seguire sui social. In questo momento è fondamentale sostenere l’arte e gli artisti e noi vi segnaliamo un gruppo eterogeneo di talenti da tenere assolutamente d’occhio
Matteo Messori: @m_messori
Matteo si è formato all’Accademia di Belle Arti di Bologna e al momento vive a Reggio Emilia. La sua ricerca artistica si divide in due serie ben distinte, nelle quali utilizza media e tecniche differenti.
La serie “Antiforma” prende corpo grazie alla pittura e parte da una ricerca personale divenendo in seguito più recettiva, osservando l’uomo in chiave antropologica. La forma costantemente dipinta non è un “oggetto” bensì un soggetto che vive di suggestioni. Queste forme suscitano nello spettatore uno svariato numero di rimandi: c’è chi ci vede qualcosa di organico, chi pensa a semplici otri o vasi e chi ancora nota in queste forme qualcosa di perturbante. Questi soggetti misteriosi sono lontani dalla staticità plastica della pittura: vogliono avere un divenire, appropriarsi di un’identità pura e captare in qualche modo l’impotenza dell’uomo in situazioni da lui generate.
La serie “Formastante” è più recente e si tratta di una serie di sculture che vogliono estraniare le caratteristiche degli srumenti utilizzati ad esempio marmi, travertini e tufo. Associando materiali completamente opposti, l’idea è quella di unire un elemento chimico a quello naturale creando un nuovo rapporto tra i due materiali in contraddizione, formalizzando un nuovo tipo di prodotto. Si tratta di unire e contrapporre criticamente la manifestazione della natura con la sua implicita scomparsa, o sua prossima cancellazione. Una dicotomia dichiarata dal contrasto di forme ed elementi in continua collisione che vogliono far sì che le differenze tra i diversi ambienti diano vita ad un nuovo scenario.
Federica Zianni: @federica.zianni
Federica, classe 1993 si trasferisce a Milano nel 2012 per frequentare il triennio di Scultura presso l’Accademia di Belle Arti di Brera. I suoi lavori scultorei inizialmente figurativi si evolvono poi in opere organiche ed astratte. La sua poetica si concentra sul silenzio come contatto, non nel senso stretto del toccare ma del trasmettere attraverso la partecipazione all’opera. Il silenzio è la lingua comune ed eterna dell’universo, la più adatta a comunicare i sentimenti più profondi e ad esorcizzare le più profonde paure.
La sua produzione artistica è basata sull’ascolto, intesa non come azione fisica che riguarda la relazione, ma una necessità interiore nei riguardi di sé stessi. Federica Zianni crede che il “comunicare” sia un atto non strettamente legato al parlare ma essenzialmente al saper ascoltare. È l’ascolto che permette di costruire relazioni di qualità.
L’artista affronta anche i temi dell’identità e del lutto. Così nascono le sue sculture mute, dei perfetti meccanismi che non rimandano ad altro che a sé stessi, ad un circuito di chiusura verso l’esterno da cui non fuoriesce alcun suono. Nella sua ultima produzione l’artista affronta anche il tema dell’introspezione del sé creando superfici mosse e lucide che non rimandano un ritratto chiaro di chi vi si specchia.
Paolo Grassino: @paolograssino
Paolo nasce a Torino da una famiglia di creativi. È stato il padre, violinista e pittore a farlo innamorare dell’arte. Le sue opere, in gran parte sculture, vogliono essere delle narrative che indagano “temi perenni”: quelle costanti che resistono nel tempo, mutano ma non nella loro essenza. In generale sono tematiche conflittuali che appartengono all’esistenza umana: il contrasto tra uomo e natura, uomo e morte, uomo e limiti geo-politici. Tutto ciò viene racchiuso in un incontro, tra ciò che è vivo e mutabile e l’oggetto, il quale torna e ritorna da chi l’ha creato per raccontare una storia.
Nel lavoro di Paolo Grassino le opere sono in continuo divenire, variano negli anni, si moltiplicano o modificano, vengono aggiunte altre parti oppure tolte. La tavolozza di colori è molto scarna, per lasciar trapelare l’origine del materiale usato, in quanto Il materiale, giacché tale è narrazione del nostro mondo. Il colore prediletto è il nero poiché Il nero è uno stato d’animo, Il nero è il foro, l’ignoto. Il buco è la scultura, il primo gesto che ti fa cercare oltre la superficie. Il nero è la pelle dell’esplorazione.
Le sue sculture sono sempre statiche, ma vivono lo spazio in cui sono collocate. Sono ruvide e opache e la luce è assorbita. Sono poco cesellate e lasciate in parte come escono dal processo della fusione. Le figure vengono tutte realizzate con dei calchi su dei corpi reali, ma non sono mai dei nudi completi, i vestiti in determinati casi svolgono la funzione di contenitori, per esempio un cappuccio di una felpa che diventa un vaso capovolto che contiene dei rami. Il risultato finale è un alto grado di spettacolarità che genera un forte impatto sia visivo sia emotivo e soprattutto ci fa riflettere sulla deriva della società contemporanea
Giulia Lazzaron: @giulia_lazzaron
La ricerca di Giulia parte dalla grafica d'arte, per approdare a una tecnica ibrida: l'incisione diretta su carta fotografica che, applicata a una lastra di metallo (dibond), utilizza come se fosse una matrice di incisione. Ha unito quindi la ricerca fotografica più sperimentale alla grafica. Gli scatti sono solitamente in analogico, modifiche chimiche su pellicola, negativi stampati in camera oscura o cianotipia, ma anche in digitale, fotografando attraverso un prisma a base triangolare, come per la serie Holographic Collection.
I segni incisi creano un nuovo mondo costruito con uno stile ben definito e originale, riconoscibile, in cui nuotano animali acquatici come squali, mante, balene, pesci e meduse; in alcuni lavori sono rappresentate anche tigri inferocite, come simbolo di ribellione del mondo animale al predominio umano del pianeta.
In questi nuovi mondi, ispirati dalla fantasia, ma anche a fatti di cronaca legati all'ambiente animale, ultimamente Giulia sta inserendo anche alcuni disegni di modelle plus size, Collegandosi così al nuovo movimento americano "body positivity", portato in Italia dalla modella curvy Laura Brioschi. Un esplorazione del corpo femminile lontano da ogni stereotipo e pregiudizio.
Ruben Montini: @rubenmontini
Ruben, nativo di Oristano, classe 1986, vive e lavora tra il Lago di Garda e Milano. Laureato in pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia, ha poi completato i suoi studi alla Manchester Metropolitan University prima di conseguire un MAFA presso il Central Saint Martin’s di Londra.
Erede delle rivendicazioni sociali degli anni ’60 e ’70 e Interprete della cultura queer (termine utilizzato per indicare le minoranze sessuali e di genere che non sono eterosessuali o non sono cisgender) ne esprime la precarietà con il linguaggio performativo e raccontandone la resistenza con l’installazione.
Le sue sono poesie visive, fatte di lettere in broccato sardo, di testi cuciti con richiami all’estetica della tradizione che fissano dei momenti intimi elevandoli a parabole di vita sociale. Attraverso le sue opere Ruben Montini racconta l’amore, la paura, la sessualità dell’individuo nella sua contemporaneità e lo fa attraverso un linguaggio iconico che è quello della performance e dell’arte tessile che racconta nei suoi intrecci delle storie.
Mariella Costa: @costa.mariella
Mariella è un’artista calabrese. La sua produzione artistica va dal figurativo, all’informale, fino all’astrazione. Le tecniche da lei usate sono eterogenee, si va dal disegno, alla pittura, al modellato, fino alla scultura in pietra, marmo e granito. I temi sociali sono spesso presenti nelle sua arte ed agli stessi ha dedicato diverse opere monumentali ed installazioni, anche a livello internazionale.
La continua sperimentazione e ricerca della bellezza, ha portato Mariella alla creazione di una sua personalissima linea artistica: “ il Bitridimensionalismo” che consiste in una sintesi tra pittura e scultura nella stessa dimensione. Una sorta di Tromphe l’oeil, in grado di ingannare l’ occhio e far apparire l’opera lavorata a tutto tondo, pur presentando nella realtà parti completamente bidimensionali.
Altra sua personale linea scultorea è la “Stonelegance” alla quale appartengono delle figure femminili affusolate ed eleganti, lavorate con vari tipi di marmo. Grande importanza è data alle bellissime pietre locali della sua terra con le quali ama forgiare opere primitiviste appartenenti al “Nuovo primitivismo emozionale”. Come abbiamo detto Mariella è anche una pittrice, e la sua grande passione per tale disciplina ha portato alla nascita della linea “Oltre la tela” nella quale, forse per via della sua anima di scultrice, le figure sembrano staccarsi dalla tela alla ricerca di un preciso posto nel mondo, lasciando le loro sagome ricomposte con trasparenti garze.
Dunque tante tecniche, una sola poetica: l’uomo con i suoi sentimenti, le sue emozioni, la sua infinita grandezza, le sue fragilità, la sua transitorietà, in un parola l’umanità al centro dell’universo e della sua arte.
Emanuele Tozzoli: @emanueletozzoli
Emanuele scopre la pittura nei primissimi anni di età, insieme al padre, artista in attività da più di quarant’anni. Profondamente attratto dalla natura più intima della ricerca artistica, negli anni seguenti estende i suoi studi al campo della musica, formandosi nell’adolescenza come tecnico del suono.
Emanuele vive la sua arte come un profondo percorso di apertura e conoscenza, nel quale ogni dipinto diventa la materializzazione di un mondo introspettivo, onirico e stravagante. Utilizza una simbologia ricorrente, caratteristica del suo stile, che richiama le forme originarie dell’infanzia. Per lui dipingere è un atto libero e di liberazione, istintivo e viscerale, immediato come quello di un bambino. I colori, i materiali e gli abbinamenti sono scelti in modo quasi puramente istintivo, non ci sono né bozzetti, né studi: ogni dipinto è in realtà uno studio per quello successivo.
L’inconscio è la matrice della sua arte, ogni opera è il risultato di un flusso primitivo in cui ogni quadro diventa la materializzazione tra la sua parte interiore ed il momento presente. Nelle sue opere ama usare tecniche miste e attraverso l'uso tattile di acrilici, vernici spray e pastelli ad olio, Tozzoli dà vita a molte affascinanti scene impressioniste, in cui la ritrattistica incontra il simbolismo e il cubismo incontra il colore. Sperimentando anche con smalti murali e collage, gioca con sicurezza con le molte nicchie e i metodi di espressione, il risultato è un viaggio attraverso archetipi, visioni e incubi dell'infanzia.
Giulia Sollai: @la_casetta_dellartista
Giulia ha studiato pittura e illustrazione all’Accademia di Belle Arti di Bologna. Si ritiene un’artista eclettica in quanto realizza illustrazioni per diversi settori come pubblicità, libri e moda e destinate a un pubblico eterogeneo di adulti e bambini.
Tra i suoi ultimi progetti troviamo il “Diario della quarantena” ovvero la sua fedele agenda Moleskin. Ogni giorno Giulia cerca di riportare gli stati d’animo che le persone vivono in questi giorni di reclusione, rimandando l’interesse alla gioia delle piccole cose che fanno parte della vita di ognuno.
Tra Marzo e Aprile 2014, Giulia è anche fautrice del progetto “La casetta dell’artista” una Art Gallery homemade che circa ogni mese espone le opere originali di diversi artisti selezionati. La casetta dell’artista non è altro che la casa personale di Giulia a Bologna nonché il suo studio d’arte e il suo atelier destinato alle creazioni per la moda. Un luogo dove portare avanti il suo percorso creativo che, come abbiamo detto, si muove su diverse discipline: dalle arti visive alle arti applicate, insomma tutto ciò che le permetta di esprimersi.
Tutte le attività culturali non sono a scopo di lucro. L’unico scopo è quello di arricchirsi tramite le esperienze e la conoscenza di persone creative e ogni giorno nuove. Chi fosse interessato ad acquistare una o più opere in mostra, verrà messo in contatto direttamente con gli artisti. La casetta dell’artista non richiede nessuna percentuale sulle vendite. Un progetto davvero interessante nato con l’unico scopo di far circolare l’arte e metterla in contatto con le persone.
Gianluca Cuccu: @gianlucacuccuphoto
Gianluca Cuccu è un fotografo di origini sarde che attualmente vive e lavora a Firenze. Il suo amore per la fotografia nasce nel 2008. Ha iniziato a sperimentare con la ritrattistica, ma più passava il tempo, più cercava nuovi stimoli e nuovi modi di rappresentare ciò che gli passava in mente. Successivamente questa ricerca ha avuto dei frutti e, iniziando con gli autoritratti, ha avuto modo di capire quanto il suo corpo potesse essere pieno di potenzialità comunicative.
Da circa due anni e mezzo ha ripreso a ritrarre altri soggetti mettendo in pratica ciò che l’autoritratto stesso gli aveva insegnato. Il risultato sono dei lavori molto sentiti, non solo fotografie, ma delle macro realtà all’interno delle quali c’è molto di chi posa quanto del fotografo stesso: “Mi piace conoscere i soggetti e studiare (anche insieme a loro) un’ idea, un'idea che può riguardare tutta la sfera del loro essere sia interno che esterno”
I temi affrontati da Gianluca hanno spesso a che fare con la natura introspettiva dell’uomo. Abbiamo per esempio il progetto “Empatia” che si concentra su questa caratteristica, particolarissima dell’essere umano, di immedesimarsi nell’altro, con tutto ciò che ne consegue, sentimenti sia negativi che positivi. Poi c’è il progetto “Radici” che esplora il rapporto uomo- natura, e infine quello che forse è il progetto più attuale di Gianluca, sebbene sia stato concepito prima dello scoppio della quarantena che stiamo vivendo in questi giorni, ovvero: “Package” una serie di foto in cui il viso del soggetto è coperto da un sacchetto di plastica, lasciando al corpo il compito di comunicare. Emerge la sensazione di asfissia che forse ci accomuna tutti in questi tempi difficili, dove manca il contatto col prossimo e il nostro corpo è la casa e l’involucro delle nostre emozioni.
Romina Bassu: @romina_bassu
Romina nasce a Roma nel 1982, dove attualmente vive e lavora. Si forma presso l’Accademia di Belle Arti di Roma e la Facultad de Bellas Artes di Siviglia. Nei suoi lavori descrive pause effimere, momenti di discrepanza tra il corpo femminile e il ritmo della quotidianità.
Le donne dipinte da Romina sono imprigionate nelle loro azioni, congelate nel tentativo di fuga da una realtà che probabilmente non vogliono più accettare. Qualcosa si inceppa, impedendo il corretto funzionamento del corpo e offrendo una metafora sarcastica che fa emergere l’inquietudine sottostante: una nevrosi occultata, ma che è sotto gli occhi di tutti.
La psicosi che sceglie di rappresentare rivela come le donne risentano degli effetti della disparità di genere nel loro privato. Romina mette in primo piano le contraddizioni di una società che, ancora oggi, proietta sulla figura femminile stereotipi appartenenti ad un immaginario in bianco e nero, schiacciandone l’identità psicologica e riducendo la complessità a uno schema troppo semplicistico.
Il suo percorso parte da una riflessione sull’eredità del cosiddetto male gaze: termine coniato nel 1975 dalla critica cinematografica Laura Mulvey che teorizzava che la maggior parte dei film hollywoodiani siano stati girati in maniera da soddisfare il piacere sessuale maschile. Il male gaze si rispecchia dunque nella percezione della donna come oggetto ipersessualizzato e nello stereotipo dell’angelo del focolare; da qui i suoi ritratti di donne eccessivamente euforiche, le pose forzate, gli accostamenti talvolta ironici e talvolta surreali che popolano le sue opere. La sua poetica viene definita dal disagio psicologico il quale si manifesta attraverso e il corpo e acquisisce una valenza positiva. Si ribalta quindi il concetto anch’esso stereotipato di “malattia mentale” che va inteso come una forma di ribellione alle costrizioni sociali .
Paolo De Biasi: @paolo_de_biasi_pol
Paolo de Biasi vive e lavora a Treviso, in passato ha partecipato alla biennale di Praga ed è tra gli artisti selezionati dal curatore Ivan Quaroni per Italian Newbrow, un collettivo composto da diversi artisti nato con lo scopo di presentare un significativo spaccato della giovane arte italiana.
La sua arte si compone di spazi surreali e onirici dal gusto lievemente pop. Per Paolo la pittura, sia essa digitale o analogica è uno spazio finito, un perimetro che diviene infinito nel possibile; è il luogo della memoria e dell’invenzione, della fantasia e del fantasma e lui lo riempie di volta in volta con le sue ossessioni geometriche, prospettive incongrue, arredi e riferimenti nobili e pop.
La narrazione è volutamente sospesa, perché ogni opera è solo un episodio di un racconto più esteso. Un’opera non è mai realmente conclusa, ma è solo un nuovo punto di partenza per la successiva; non è solo il risultato di ciò che si è visto, ma una lente attraverso quale vedere, questo la rende una presentazione più che una rappresentazione.
Martina Francone: @martinafrancone_
Martina ha 23 anni e si è laureata in design al Politecnico di Torino nel 2018. Successivamente si è trasferita a Copenhagen, dove ha vissuto per un anno. A settembre viene a vivere a Brighton dove sta conseguendo un Master in UX design, inoltre lavora come illustratrice freelance da circa cinque anni.
Martina ha sempre amato disegnare e viaggiare, ha vissuto in alcuni paesi diversi e sostiene che conoscere nuovi posti e venire a contatto con persone e culture diverse è ciò che l’ha aiutata maggiormente a sviluppare la sua arte e a farla crescere.
Lo stile è minimal e molto moderno e i suoi soggetti sono dedotti sempre dalla quotidianità, dalla vita di tutti i giorni e, soprattutto, dai sentimenti. Le illustrazioni di Martina sono come piccole poesie visive capaci di trasmettere un senso di pace e armonia a chi li guarda. Dei piccoli microcosmi densi di realtà in cui immedesimarsi ed immergersi completamente, lasciandosi alle spalle il caos del mondo contemporaneo.
Matteo Roetto: @matteo.roetto
Matteo è originario di Pinerolo in provincia di Torino ed è un pittore autodidatta. Le sue opere sono caratterizzate da una leggerezza piena di profondità. Un’artista che fa parlare le sue tele attraverso la sperimentazione del colore ad olio e del carboncino, mezzo attraverso il quale si libera il suo segno incisivo e libero, veicolato dal potere dell’inconscio.
L’arte di Matteo si sviluppa in un binomio: il mondo dell’infanzia e del ricordo e il suo più maturo svelarsi attraverso l’ottica dell’esperienza acquisita. La meditazione fondamentale che induce e sottolinea è quella del bivio, della scelta continua che la quotidianità impone ad ogni essere umano e che spesso ne determina il destino.
Matteo dipinge principalmente per piacere personale, per riempire il suo tempo libero. L’arte come un’ azione terapeutica e conciliante si esprime attraverso toni freddi, ma rassicuranti. Egli considera la pittura come una tenera amante, alla quale si necessita di dedicare tempo e risorse. Una compagna che riesce, Il più delle volte, a concedere preziose risposte ad interessanti domande.
“Il mio intento, nella pratica della pittura, è quello di essere il più possibile sincero e veritiero, di provare sempre e comunque a esprimere un sentimento tramite il tecnicismo della materia. Quando dipingo mi obbligo, più o meno consciamente, a dirmi la verità.”
Maria Isopo: @maria.isopo
Maria è un’artista giovanissima, nasce a Savona, sul mare, nel 1998. Grazie alla creatività di suo padre ha sempre desiderato entrare a far parte del mondo dell’arte. Nella sua città ha frequentato il liceo artistico e una volta terminato ha deciso di trasferirsi a Milano per intraprendere il corso di pittura all’Accademia di Brera, un ambiente determinante per la sua crescita interiore ed artistica, ma una volta giunta al terzo anno ha deciso di fare un salto nel vuoto e di abbandonare gli studi.
Ora vive sempre a Milano e grazie a questa città variegata è entrata in contatto con nuove realtà, come il mondo dello spettacolo, della moda e del make up, partecipando anche ad un evento in occasione della Milano Fashion Week 2020.
La pittura ha caratterizzato la sua vita durante il periodo dell’Accademia e il tema centrale dei suoi lavori è il colore, un colore acceso e vibrante dai connotati a volte psichedelici. La fonte di ispirazione primaria sono le illustrazioni scientifiche, le grafiche piene di dettagli tipiche dei libri di scienze e di geografia. Il mondo figurativo è dunque quello delle cartine geografiche, degli studi anatomici, cellule, tessuti. Sezioni terrestri, che poi vengono decontestualizzati per creare un’immagine dal significato personale che rimanda all’infanzia e alla natura stessa dell’uomo.
Alessandro Roma: @alessandroromaartist
Alessandro nasce a Milano nel 1977 e ha frequentato l’ Accademia di Belle Arti di Brera. La ricerca di questo artista è caratterizzata da un approccio pittorico predominante, derivante dalla sua formazione accademica e dall’attività dei suoi primi anni. Più recentemente ha studiato e adottato diverse tecniche, esplorando la fusione, la stampa su tessuto, ceramica e collage. Ciò ha portato a un repertorio completamente nuovo di paesaggi interiori, derivanti sia da esperienze reali sia da fonti letterarie, che trasforma la sua immaginazione in qualcosa di tangibile e accessibile allo spettatore.
Nel 2011 Alessandro inizia ad avvicinarsi alla scultura in occasione della mostra personale Humus al Mart di Trento. Da diversi anni lavora con la ceramica creando degli ambienti in cui le sue composizioni tridimensionali dialogano in maniera sempre più stretta con la pittura.
Si può dire che la pittura sia matrice della scultura e che entrambe si fondano per dare vita a una materia liquida e in continua evoluzione, il segno che diventa forma.
L’arte di Alessandro è dunque un’arte eterogenea che spazia di contenuti e di medium, un’ arte delicata e comunicativa con un qualcosa di surreale e di esotico.
Federico Clapis: @federicoclapis
Federico nasce a Milano nel 1987. È un artista contemporaneo e inizia la sua carriera in maniera del tutto unica, aprendo nuovi itinerari e orizzonti nel mondo dell’arte. Per anni lavora “sotto copertura” producendo dei video virali sui social network, accumulando milioni di seguaci e di visualizzazioni. Nel 2015, all’apice della sua popolarità, decide di ritirarsi dal mondo dell’intrattenimento e converte la sua presenza online in uno strumento di disseminazione dei suoi progetti artistici fino a quel momento tenuti nascosti.
Federico si relaziona con il proprio processo artistico come materializzazione del proprio percorso, medium di introspezione da condividere con i suoi seguaci. La tecnologia è un tema ricorrente nei suoi lavori e diviene metafora contemporanea per esplorare i nostri stati emotivi senza tempo.
L’artista invita quotidianamente il suo pubblico online a scrivere e condividere sui social quanto ogni opera susciti in loro, considerando l’atto collettivo di esternazione come parte integrante dell’intenzione artistica. Sculture, installazioni e video arte, diventano così veicolo di un’avventura più profonda, alla scoperta di una interiorità condivisa tra artista e osservatore.
Ruben Staiano: @rubenstaianoartist
Ruben Staiano nasce il 5 Ottobre del 1992 a Piano di Sorrento, in provincia di Napoli. Si avvicina al mondo dell'Arte in tenera età, incoraggiato e supportato dal suo contesto familiare, ed ispirandosi all'attività artistica dello zio materno. Allo stesso tempo, grazie all'amore viscerale che la madre nutre per i fiori, il piccolo Ruben passa la sua infanzia in costante contatto con questo mondo: sarà un'esperienza che, in seguito, segnerà tutta la sua visione artistica. Un fortuito “imprinting” che condurrà il nostro pittore a felici soluzioni artistiche. Non a caso, i soggetti preferiti da Ruben sono appunto creature floreali che animano un mondo onirico in bilico tra il reale e l'immaginario.
La pittura per Ruben Staiano è paragonabile ad una esplosione floreale caratterizzata da colori vivi e “carnosi” applicati sulla superficie della tavola con generose spatolate tondeggianti che donano all'immagine volume e spessore, creando così nello spettatore una sensazione quasi tattile del quadro. Insieme a questo particolare uso del colore, “carnoso” e tridimensionale, Ruben Staiano utilizza anche la string art, tecnica alla quale l'artista ricorre quando vuole simboleggiare dei complicati intrecci di stati d'animo interiori. Con la string art, l'artista rende percepibile e tattile la tensione spirituale che imperversa nelle sue opere.