Le fiere d'arte: quello che c'è da sapere

L’arte risulta di gran fascino per molte persone: si osservano le opere, si studiano gli artisti e il contesto in cui si formano. Però, sono pochi coloro che conoscono la struttura di un sistema che si muove all’interno di questa disciplina: il mercato dell’arte.

Se fino all’epoca moderna, il mondo dell’arte era portato a confrontarsi in un dibattito che vedeva schierate le altre discipline umanistiche, in primo luogo la letteratura e la poesia, è nell’epoca contemporanea che una componente esterna fa il suo ingresso definitivo: l’economia. Viste come due discipline i cui interessi sono opposti, si mostrano molto più affini e facilmente inestricabili di quanto si possa pensare: guidate entrambe da un loro metodo, il loro incontro permette una perfetta fusione tra creatività, intesa anche come spirito irrazionale, e razionalità intuitiva.

Nonostante il faticoso percorso che ha dovuto affrontare per affermarsi, si può oggi parlare di economia dell’arte. Questa definizione ha in realtà una portata molto ampia che, nel corso del tempo, si è sempre più definita grazie a storici dell’arte ed economisti che si sono interessati a questa unione disciplinare. Tuttora questo campo lascia aperta la strada a numerose ricerche e ad una definizione più precisa dello stesso.

Per entrare più nello specifico, il contesto di cui voglio trattare qui sono le fiere d’arte: nate alla fine degli anni Sessanta del Novecento ma affermatesi negli anni Settanta, esse si presentano contesti fortemente commerciali per l’arte. Ma non solo! Infatti, le fiere d’arte si compongono di numerose gallerie, quindi di diverse opere, ma soprattutto di molti attori umani: galleristi, collezionisti, critici, giornalisti, storici dell’arte, economisti, etc., di portata internazionale. Non sono, quindi, solo spazio di commercio, bensì anche luoghi di incontro e relazioni sociali che, quasi in forma sottintesa, costruiscono questo sistema dell’arte. Ma il contesto non è del tutto roseo, soprattutto a fronte della concorrenza. Si può perciò parlare delle fiere d’arte come un contesto fortemente dinamico, attivo e partecipativo!

Amo andare alle fiere d’arte. Sono i posti migliori dove scoprire nuovi artisti e vedere arte di qualità, insieme a tonnellate di porcherie. Per me è molto importante vedere opere che non capisco e che trovo orribili. Non è possibile apprezzare davvero quello che ci piace se non comprendiamo quello che non amiamo, e le fiere sono il posto perfetto dove allenare l’occhio (Glenn Fuhrman)


Ma di cosa ha bisogno una galleria per poter partecipare ad una fiera?

Prima di tutto dovrebbe avere un’offerta artistica valida, con una selezione di opere da presentare (evitando anche di rischiare di avvicinarsi al momento d’inizio della fiera con la cosiddetta “crisi d’astinenza”, in cui il gallerista avvia la forsennata ricerca di materiale da presentare; e poi, una forte componente economica. Quest’ultima si riversa sia nella quota d’iscrizione da dover pagare per partecipare, la quale ha prezzi variabili in base alla fiera in questione (sotto questo punto di vista, l’Armory Show di New York si presenta come la più severa, in quanto non restituisce tale quota alle gallerie che vengono poi scartate dalla selezione); poi, ogni galleria deve impiegare tali risorse nell’affitto degli stand, il cui prezzo è deciso per metro quadro, ed è uno spazio che richiede ulteriori costi per la sua sistemazione; non vanno poi dimenticati i costi del trasporto delle opere e delle assicurazioni.

Insomma, i costi di partecipazione ad una fiera sono molto elevati! Questo si può ritenere un motivo molto valido per far sì che la partecipazione ad una fiera d’arte generi anche una sorta di “gioco ad esclusione” tra le varie gallerie, la loro proposta artistica e le loro risorse economiche.

L’aspetto della sistemazione dello stand da parte di ogni galleria non è da sottovalutare. Infatti, una volta fatta una selezione delle opere da presentare in fiera, la galleria stessa decide che aspetto dare allo spazio che ha a disposizione: dalla semplice scelta del colore delle pareti, agli strumenti e all’intensità dell’illuminazione, si arriva fino alla creazione di apparati effimeri. Questo aspetto, il quale gioca un ruolo fondamentale nell’esposizione, ha tempi di realizzazione brevi che coinvolgono di conseguenza un elevato numero di addetti ai lavori.

Alcune delle fiere, tra le più importanti, sono:

ArteFiera a Bologna

Miart a Milano

Artissima a Torino

Frieze di Los Angeles, Londra e New York

ARCOmadrid

The Armory Show a New York

Art Dubai

TEFAF a Maastricht

Art Basel a Basilea e Miami Beach

Quindi, la fiera possiamo definirla luogo di scoperta, data la compresenza di opere di vario genere e di gallerie provenienti da ogni parte del mondo; luogo di incontro, dato il ruolo affatto secondario che interpretano i vari attori umani che ne prendono parte; luogo di studio, dato il contatto diretto con l’oggetto artistico; luogo di commercio, data la sua funzione primaria. Insomma, la fiera d’arte diventa un’esperienza polivalente!

-Valeria Margari-